Le donne e il clima
Secondo uno studio di UNWomen, donne e bambini hanno una probabilità di 14 volte superiore di morire e subire lesioni in caso di catastrofi naturali.
Le donne svolgono un ruolo fondamentale nella gestione delle risorse naturali a livello familiare e comunitario e sono le più colpite dal degrado ambientale. Nelle comunità di tutto il mondo, le donne gestiscono l’acqua, le fonti di carburante e il cibo, così come le foreste e il terreno agricolo. Secondo UN Women, le donne producono dal 60 all’80% del cibo nei paesi in via di sviluppo, mentre le leggi sull’eredità e le usanze locali spesso impediscono loro di possedere o affittare terreni e di ottenere prestiti o assicurazioni. La partecipazione ineguale delle donne al processo decisionale spesso impedisce loro di contribuire alla pianificazione rilevante per il clima, all’elaborazione delle politiche e ai processi di attuazione associati.
Un legame indissolubile
Gli accordi internazionali hanno stabilito legami cruciali tra le donne e l’ambiente: la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (1979), una “carta dei diritti” internazionale per le donne, affronta una serie di questioni ambientali. Allo stesso modo, la piattaforma d’azione di Pechino, il risultato della quarta conferenza mondiale sulle donne (1995), include un intero capitolo sulle donne e l’ambiente, prefigurando diversi impatti che il riscaldamento globale avrebbe avuto su donne e uomini, che ora sono evidenti in tutto il mondo. Rilevante anche il Summit della Terra delle Nazioni Unite (UNCED) del 1992 che ha prodotto due convenzioni chiave – sulla diversità biologica e sulla lotta alla desertificazione – che sono servite da guida per l’attuazione delle azioni ambientali da una prospettiva di genere. L’ Agenda 21, includeva un capitolo specifico sul genere, che evidenziava l’importante ruolo che le donne svolgono nei paesi industrializzati come consumatrici sostenibili. In effetti, i legami tra donne e ambiente non sono concentrati solo nel Sud del mondo (cioè nei paesi in via di sviluppo) ma anche nei Paesi cosiddetti sviluppati. Anche l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile dedica due Obiettivi alla questione di genere, rispettivamente l’Obiettivo 5 che mira a ottenere la parità di opportunità tra donne e uomini nello sviluppo economico, l’eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti di donne e ragazze (compresa l’abolizione dei matrimoni forzati e precoci) e l’uguaglianza di diritti a tutti i livelli di partecipazione e l’Obiettivo 10 che mira a ridurre l’ineguaglianza anche di genere all’interno di e fra le Nazioni.
Questi accordi internazionali indicano che, in tutto il mondo, le donne devono essere partecipanti alla pari in tutte le decisioni relative al loro ambiente. In tutto il mondo le donne e i movimenti delle donne hanno fatto grandi passi avanti nel preservare e proteggere le risorse che li circondano. Le donne hanno assunto la guida del movimento popolare indiano Chipko negli anni ’70, dove le attiviste hanno fermato l’abbattimento degli alberi abbracciandoli. Allo stesso modo, il Green Belt Movement, il movimento per la conservazione e la silvicoltura che ha avuto origine in Kenya durante la Giornata della Terra nel 1977, è un altro famoso sforzo avviato dalle donne.
Le donne di tutto il mondo continuano la lotta al cambiamento climatico, facendo scelte di consumo sostenibili e migliorando l’accesso, il controllo e la conservazione delle risorse. Le loro voci devono continuare ad essere integrate in modo completo nella politica e negli sforzi di attuazione in ogni fase per il benessere delle generazioni future.
Scritto da: Andrea Grieco
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