L’Earth Overshoot Day segna la data in cui la domanda dell’umanità di risorse e servizi ecologici in un dato anno supera ciò che la Terra può rigenerare in quell’anno. Manteniamo questo deficit liquidando gli stock di risorse e accumulando rifiuti, soprattutto anidride carbonica nell’atmosfera.
Non tutti i paesi consumano lo stesso
Oggi, la maggior parte dei paesi del mondo sono in deficit ecologico, utilizzando più risorse naturali di quanto gli ecosistemi all’interno dei loro confini possano rigenerare. Altri dipendono pesantemente da risorse provenienti da altri paesi, che sono sotto una pressione crescente. In alcune aree del mondo, le implicazioni dei deficit ecologici possono essere devastanti, portando alla perdita di risorse, al collasso degli ecosistemi, al debito, alla povertà, alla carestia e alla guerra.
Se tutto il mondo consumasse come l’Italia, quest’anno l’ Earth Overshoot Day cadrebbe il 13 Maggio. Se si consumasse come il Qatar sarebbe caduto già il 9 febbraio. Come l’Indonesia, finirebbe al 18 dicembre.
Un anniversario che gioca sempre in anticipo
Mentre le economie e le popolazioni crescono, le dimensioni della Terra rimangono le stesse.
Dal 1961, la richiesta di risorse da parte dell’umanità è passata dall’essere entro i limiti di ciò che la natura poteva sostenere a un significativo eccesso. Il nostro pianeta è andato in overshoot globale nei primi anni ’70.
Nel tempo, l’Earth Overshoot Day si è inesorabilmente spostato anticipando il giorno in cui l’umanità finisce con l’indebitarsi con il futuro consumando più risorse di quelle che la Terra metta annualmente a disposizione. Nel 1970 è caduto il 29 dicembre, nel 1980 il 4 novembre, nel 1990 l’11 ottobre, nel 2000 il 23 settembre, nel 2010 il 7 agosto, nel 2020 il 22 agosto.
L’impronta ecologica
L’impronta ecologica misura quanta domanda il consumo umano pone sulla biosfera. Si misura in unità standard chiamate ettari globali.
L’Italia si posiziona al quindicesimo posto a livello mondiale per l’impronta ecologica totale. Mentre ai primi 10 posti vi sono Cina, Stati Uniti, India, Russia, Giappone, Brasile, Indonesia, Germania, Messico e Corea del Sud.
La grande fetta della carbon footprint
Una componente importante dell’impronta ecologica è la carbon footprint, che rappresenta l’area di terra necessaria per sequestrare le emissioni di anidride carbonica. Oggi essa costituisce il 60% dell’impronta ecologica totale dell’umanità ed è il principale motore del cambiamento climatico, che è il risultato più pervasivo – insieme alla perdita di biodiversità – del nostro eccesso di “spesa ecologica”.
Mentre la carbon footprint dell’Italia equivale a 2,72 ettari globali per persona, la media globale è di 1,69 ettari, variando da 6,87 degli Emirati Arabi e 5,74 degli Stati Uniti a 0,26 del Kenya e 0,05 della RDC.
Di quante terre avremmo bisogno se…
Il livello stimato di risorse e servizi ecosistemici necessari per sostenere le attività umane oggi è di 1,7 Terre. Se il mondo consumasse come l’Italia, avremmo bisogno di 2,8 Terre. Se si vivesse con gli standard degli Stati Uniti, 5 Terre; dell’Australia, 4,6; della Russia 3,4.
Cosa possiamo fare
Gli impatti dell’eccesso di spesa ecologica sono già evidenti nell’erosione del suolo, nella desertificazione, nella deforestazione, nella rapida estinzione delle specie e nell’aumento della concentrazione di carbonio nell’atmosfera. Rimanere su questa rotta metterà sempre più a rischio il benessere di molti abitanti del pianeta.
In cinque aree è cruciale agire per spostare la data in avanti, poiché tutte sono modellate dalle nostre scelte individuali e collettive: come aiutiamo la natura a prosperare, come progettiamo e gestiamo le città, come ci alimentiamo, come produciamo, distribuiamo e consumiamo cibo, in quanti abitiamo la Terra.
Scritto da: Laura Persavalli
Fonti:
https://www.overshootday.org/
https://www.footprintnetwork.org/
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