I cambiamenti e disastri ambientali sono sempre stati i principali motori della migrazione. Tuttavia, le previsioni sul cambiamento climatico per il 21° secolo indicano che un numero sempre maggiore di persone si sposterà a causa di eventi estremi, come inondazioni, siccità e tempeste, che diventeranno più frequenti e intensi, e di cambiamenti nelle precipitazioni e nei modelli di temperatura, che avranno un impatto sui mezzi di sussistenza e sulla sicurezza umana.
Il termine “rifugiati ambientali” venne coniato per la prima volta dall’agronomo statunitense Lester Brown nel 1976, per riferirsi alle persone costrette a migrare a causa del cambiamento delle condizioni ambientali.
Un fenomeno globale senza una definizione legale
Ad oggi non esiste una definizione legale per le persone in movimento a causa di fattori ambientali e nemmeno una accettata a livello internazionale. Tuttavia, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni nel 2007 ne propose una: “I migranti ambientali sono persone o gruppi di persone che, principalmente a causa di un cambiamento improvviso o progressivo dell’ambiente che influisce negativamente sulla loro vita, sono obbligati a lasciare le loro case, o scelgono di farlo e si spostano all’interno del loro paese o all’estero”.
La difficoltà di definire con chiarezza il fenomeno è dovuta, in parte, al fatto che non è facile stabilire quando una migrazione sia causata direttamente dal clima. I fattori che orientano questi flussi migratori sono tanti e complessi, da sociali a economici e politici, e la crisi climatica è un moltiplicatore di tali minacce.
Il Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration del 2018, il primo quadro globale negoziato sulla migrazione, riconosce che la migrazione nel contesto dei disastri, del cambiamento climatico e del degrado ambientale esiste, e prende impegni per sostenere sia i migranti che gli Stati.
Disastri ambientali, i veri driver dei nuovi spostamenti
I disastri ambientali hanno innescato più di tre quarti dei nuovi spostamenti registrati in tutto il mondo nel 2020, raggiungendo i 30,7 milioni – rispetto ai 9,8 milioni dovuti a conflitti e violenze – , livello più alto mai registrato. A fine anno, di questi sfollati ambientali 7 milioni vivevano ancora in condizioni di sfollamento interno, secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre.
La maggior parte degli sfollamenti legati a disastri ambientali sono stati il risultato di tempeste tropicali e inondazioni nell’Asia orientale e nel Pacifico e nell’Asia meridionale, dove nel 2020 si sono raggiunti i più alti livelli di nuovi sfollati, rispettivamente il 39,3% e il 30,1% del totale mondiale. Cina, Filippine e Bangladesh hanno registrato ciascuno più di quattro milioni di nuovi sfollamenti, molti dei quali evacuazioni preventive.
Sebbene tali migrazioni siano una sfida globale, tendono a concentrarsi in alcune regioni o paesi. Secondo la Banca Mondiale, in Africa subsahariana, Asia meridionale e America Latina, che insieme rappresentano il 55% della popolazione del mondo in via di sviluppo, fino a 143 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare all’interno dei loro paesi entro il 2050 (negli scenari più pessimistici).
Più diritti umani in risposta alla crisi climatica
Il cambiamento climatico è la crisi che definisce il nostro tempo e le migrazioni climatiche una delle sue conseguenze più devastanti. Intere popolazioni ne stanno già subendo gli impatti, e le persone che vivono in alcuni dei paesi più fragili sono spesso colpite in modo sproporzionato.
Le leggi per i diritti dei rifugiati e i diritti umani hanno un ruolo importante da svolgere ed è necessaria un’adeguata protezione e accoglienza dei migranti, specialmente dei migranti climatici, date le persistenti lacune legali. Dedicare maggiori risorse per mitigare la migrazione climatica è parte di una soluzione efficace.
Scritto da: Laura Persavalli
Fonti:
https://environmentalmigration.iom.int/environmental-migration
https://www.duegradi.eu/news/migranti-climatici/
https://www.internal-displacement.org/global-report/grid2021/
https://www.unhcr.org/climate-change-and-disasters.html
https://www.brookings.edu/research/the-climate-crisis-migration-and-refugees/#footnote-15
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