Cos’è il land grabbing?

Il land grabbing, o accaparramento di terre, può essere definito come il controllo, sia attraverso proprietà, affitto, concessione o quote, di quantità di terra superiori a quelle tipiche del luogo da parte di qualsiasi persona o entità, pubblica o privata, straniera o nazionale, attraverso qualsiasi mezzo, “legale” o “illegale”, per scopi di speculazione, estrazione, controllo delle risorse o mercificazione a spese dei contadini, dell’agroecologia, della sovranità alimentare e dei diritti umani. 

Tale fenomeno esplose nel 2008, quando la Banca Mondiale adottò una politica agricola basata sul libero scambio che tolse qualsiasi limite all’acquisto di terre appartenenti ai paesi del sud del mondo. Ciò diede vita a un flusso di investimenti e di capitali provenienti da paesi sviluppati o emergenti.
L’obiettivo di queste acquisizioni massicce, soprattutto in Africa, Asia e America Latina, è l’acquisizione di terreni per lo sviluppo di monocolture o per l’estrazione di risorse.

Per molti si tratta di una minaccia alla sovranità dei paesi in via di sviluppo e alla sopravvivenza delle comunità locali. Non è un caso che il land grabbing sia stato definito una nuova forma di colonialismo.

La distruzione dell’ambiente è un crimine contro l’umanità

Secondo l’ultimo rapporto Focsiv, a Marzo 2020 sono stati raggiunti gli 80 milioni di ettari di terra fertile accaparrati in questi anni – solo nel 2009, un’area di terreno agricolo grande come la Francia è stata comprata in Africa – , da parte di imprese multinazionali, investitori internazionali e Stati a danno delle comunità di contadini locali e dei popoli indigeni. 

Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Canada e Russia sono i principali investitori. Mentre i principali paesi che vendono sono Perù, Repubblica Democratica del Congo, Ucraina, Brasile, le Filippine e la stessa Russia. Tra i continenti, a essere più colpita è l’Africa, dove tra i grandi investitori vi sono anche paesi del Medio Oriente quali Arabia Saudita, Qatar, Kuwait e Abu Dhabi. 

Alcuni casi specifici riportati sono le operazioni di compagnie petrolifere in Amazzonia, l’estrazione di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo, l’estrattivismo di petrolio e minerali in Perù e gli investimenti terrieri in Camerun e Angola.

Nel 2016, il land grabbing è stato inserito tra i reati ambientali più gravi secondo la Corte penale internazionale. Le colpe dell’accaparramento sono quelle di costringere all’abbandono delle loro terre migliaia di contadini e intere comunità, violandone perciò i diritti umani. 

Sostenere le comunità locali

La sfida per i prossimi anni è quella di proteggere e ricompensare in modo adeguato i piccoli agricoltori vittime di questo sistema diseguale e garantire loro l’accesso alle risorse naturali presenti sul proprio territorio, molto spesso unica fonte di guadagno. 

Si rende, inoltre, fondamentale sostenere le lotte e i movimenti sociali, la protezione della biodiversità, la difesa dei popoli indigeni, e l’accesso alla giustizia per le comunità locali.

Scritto da: Laura Persavalli

 

Fonti:

http://www.fao.org/family-farming/detail/en/c/1010775/

https://www.lifegate.it/land-grabbing-accaparramento-delle-terre

https://guardian.ng/sunday-magazine/newsfeature/african-land-grabbing-whose-interests-are-served/

https://www.osservatoriodiritti.it/2020/10/27/land-grabbing-significato-definizione-esempi-cos-e-conseguenze-cause/

https://www.sistemacritico.it/2020/11/08/land-grabbing-di-chi-sono-i-terreni-agricoli/

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