Oggi, 9 agosto, si celebra la Giornata internazionale dei popoli indigeni del mondo, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1994, per ricordare il primo incontro del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle Popolazioni Indigene che ebbe luogo nel 1982. 

La commemorazione del 2021 è incentrata sul tema “Non lasciare nessuno indietro: I popoli indigeni e la richiesta di un nuovo contratto sociale”.

Custodi dell’ambiente messi a rischio

Per migliaia di anni, le comunità indigene sono state custodi dell’ambiente, proteggendo le terre, rispettando la fauna selvatica e utilizzando le conoscenze tradizionali tramandate da generazioni. Il loro rapporto con le foreste è olistico, dal momento che vi si relazionano sul piano sociale, economico, politico e spirituale. Per questo se le foreste vengono distrutte, queste culture locali muoiono. 

Oggi le popolazioni indigene salvaguardano alcuni degli ecosistemi più ricchi del pianeta. Sebbene costituiscano solo il 6% della popolazione mondiale, esse proteggono l’80% della biodiversità rimasta nel mondo. E preservare la biodiversità è anche la chiave per invertire la crisi climatica, dato che queste aree sono importanti serbatoi di carbonio.

Allo stesso tempo, molte comunità in regioni isolate continuano ad affrontare minacce come epidemie, povertà, ingiustizie ambientali e violazioni dei diritti umani. Alcune popolazioni rurali potrebbero persino trovarsi di fronte all’estinzione.

I diritti della natura

Con la consapevolezza sempre più diffusa, grazie a organizzazioni e gruppi ambientalisti locali, che i popoli indigeni siano i custodi più affidabili del nostro pianeta, dare diritti alla natura diventa un modo in cui questo rispetto e protezione della terra possano essere adottati e portati avanti da una società più ampia. È stato in questo spirito che l’Ecuador è diventato il primo paese a sancire i diritti della natura – personificata come Pachamama, la dea andina della terra – nella sua costituzione, nel 2008. La Bolivia e l’Uganda hanno poi inserito i diritti della natura nelle loro costituzioni, e recentemente è stato proposto un emendamento in Svezia per fare lo stesso.

Mentre le comunità indigene continuano a farsi avanti per il pianeta, serve una collaborazione più ampia. Come un leader della comunità Waorani in Ecuador ha detto al Guardian, “Non si tratta di popoli indigeni che combattono eroicamente e rischiano la vita per proteggere la terra. Si tratta di unirci tutti insieme attraverso culture, razze e classi per cambiare il modo in cui funziona il nostro sistema globale”.

© Getty Images
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© World Rainforest Movement
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Worani people from the Ecuadorian Amazon protest against an oil project in Quito ©Imago Images
Worani people from the Ecuadorian Amazon protest against an oil project in Quito ©Imago Images

Un legame da cui apprendere

In molti luoghi del mondo, le comunità indigene sono l’ultima linea di difesa per salvare quella biosfera da cui tutti dipendiamo. Dalla loro gestione della terra e dal loro legame con gli ecosistemi circostanti possiamo certamente imparare, mentre da parte nostra sostenere le organizzazioni indigene è molto importante perché possono guidarci verso una maggiore conservazione sia della terra che del mare.

Il nuovo contratto sociale proposto in questa giornata deve essere basato su una partecipazione e una collaborazione autentiche. Il diritto dei popoli indigeni a partecipare al processo decisionale è una componente chiave per raggiungere una società più equa e per invertire la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico.

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