L’Oceano, il vasto velo blu che ricopre e protegge il nostro pianeta è una preziosa risorsa da tutelare. Non si può infatti parlare di sostenibilità e di salvaguardia dell’ambiente senza considerarlo: il benessere del nostro pianeta si basa su milioni di piccole connessioni che uniscono altrettante specie in un unico mosaico perfetto. Connessioni che (r)esistono da milioni di anni.
LA POSIDONIA OCEANICA: ALGA O PIANTA?
Circa 120 milioni di anni fa alcune piante terrestri, adattate a fasi periodiche di emersione, hanno definitivamente abbandonato il loro habitat originale per spostarsi in quello marino. Sono le Magnoliofite, rappresentate nel Mediterraneo da cinque specie, tra le quali la più significativa è senza dubbio la dubbio Posidonia oceanica.
La Posidonia Oceanica, scoperta inizialmente da Linneo, venne inserita nel suo “Sistema naturae” con il nome di Zostera oceanica, poiché era talmente abbondante da sembrare presente ovunque nell’oceano. Nel 1813 venne invece rinominata da Delile Posidonia, in onore al Dio del mare Poseidone, mantenendo sempre epiteto specifico oceanica. Eppure non è presente ovunque: una delle sue più curiose caratteristiche è infatti quella di essere endemica del Mediterraneo, dove forma estese praterie su fondi sabbiosi e rocciosi chiamate “posidonieti”.
Non parliamo di un’alga ma bensì di una vera e propria pianta, perché così come quelle terrestri è composta da radici, fusto, foglie, fiori e frutti. Fiorisce in autunno con piccoli fiorellini verdi che emettono pollini adattati alla vita acquatica tramite escrescenze utilizzate per essere diffusi dalle correnti. In primavera, i fiori fecondati diventeranno dei frutti galleggianti chiamati “olive di mare” e dopo 6/9 mesi di maturazione si staccheranno dalla pianta cadendo sul fondale. Se le condizioni saranno idonee nascerà una nuova pianta.
IL POLMONE DEL MEDITERRANEO
La Posidonia oceanica viene considerata una specie chiave per l’ecosistema marino del Mediterraneo: è un vero e proprio hotspot di biodiversità, ospitando circa il 20-25% di tutte le specie che vivono nel Mar Mediterraneo. Le sue foglie, che possono superare 1 m di lunghezza, sono una casa per numerosi organismi. Un ettaro di posidonieto può arrivare ad ospitare fino a 350 specie diverse di animali, come cefalopodi, bivalvi, gasteropodi, echinodermi, tunicati e pesci.
La ricca comunità animale e vegetale che popola queste praterie contribuisce a creare una complessa rete trofica efficiente e produttiva, in grado di esportare energia verso altri sistemi. Per tutte queste ragioni le praterie di Posidonia sono considerate habitat prioritario per la Direttiva Habitat (92/43/CEE) e rappresentano un ottimo bioindicatore della qualità dell’ambiente marino in cui vivono.
La vegetazione marina è particolarmente importante per la sua capacità di immagazzinare il carbonio presente nell’atmosfera, aiutando così a mitigare gli effetti del cambiamento climatico e rendendo l’oceano un punto di stoccaggio per la CO2.
Tra le tante piante marine mediterranee, la Posidonia oceanica sembra però essere la più efficace nella fissazione e nello stoccaggio del carbonio.
Ecco perché è conosciuta anche con il nome di Polmone del Mediterraneo, in funzione della sua capacità di sequestrare grandi quantità di CO2 ed utilizzarle per la fotosintesi clorofilliana, producendo fino a 20 L di ossigeno al giorno per metro quadrato di posidonieto.
Inoltre, possiede un intreccio di rizomi, radici e sedimento chiamato “matte“, che consente di stoccare in modo molto stabile e duraturo circa il 50% del carbonio sepolto nei sedimenti marini di tutto il mondo.
UN ECOSISTEMA TANTO PREZIOSO QUANTO DELICATO
Le colonie di Posidonia sono tra gli ecosistemi più minacciati del nostro pianeta: negli ultimi 50 anni hanno visto una tendenza generale al declino della loro diffusione, della copertura e densità delle talee (i germogli) e le stime disponibili indicano che l’estensione areale persa è tra il 13% e il 50%.
Questo è dovuto principalmente a disturbi ambientali antropici, come sovrasfruttamento dei fondali, inquinamento, introduzione di specie aliene e cambiamenti climatici.
Sicuramente, tra i fenomeni più dannosi va citata la pesca a strascico, che pur essendo vietata in queste delicate aree viene ugualmente praticata, provocando lo sradicamento di intere piante.
In un bacino semichiuso come quello del nostro Mediterraneo, questi fenomeni si sono intensificati ma fortunatamente sono numerosi i progetti ambientali che negli ultimi anni stanno prendendo vita per la tutela di questi habitat.
IL NOSTRO FUTURO COMINCIA DAL MARE
In questo contesto, zeroCO2 in partnership con Worldrise Onlus, vuole avviare un progetto di riforestazione marina in Sardegna, nel Golfo Aranci.
Il progetto consiste nella realizzazione di una piccola prateria di posidonia di 100m2 attraverso la piantagione di circa 2500 talee.
Un primo piccolo passo per ricordarci che il pianeta è quel mosaico perfetto di ecosistemi che rendono così speciale il nostro pianeta va curato e protetto in ogni sua piccola parte. Il nostro futuro comincia anche dal mare.
Scritto da: Martina Giagio
Fonti:
Vasarri et al., An Overview of New Insights into the Benefits of the Seagrass Posidonia oceanica for Human Health, Mar. Drugs 2021, 19(9), 476
https://rivistanatura.com/posidonia-oceanica-e-alga-o-pianta/
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