Oggi, 8 marzo, cade una ricorrenza molto importante: la Giornata Internazionale delle donne. E il tema per quest’anno è Break The Bias, “rompere i preconcetti”. E perché, per rompere questi preconcetti e onorare questa giornata e tutte quelle a venire, non ricominciamo dalla parità tra i generi?

 

Un modello che non funziona

Da Pachamama, a Madre Terra, da Grande Madre, a Cibele, fino a Gaia, antichissima dea e madre di tutte le altre divinità e degli elementi naturali, il nostro Pianeta è sempre stato rappresentato da entità femminili. Questa rappresentazione, però, è da tempo venuta meno, a favore di un sistema tutto al maschile e separato dal mondo naturale, tendenzialmente antropocentrico e patriarcale.
Eppure, chiaramente questo modello non sta funzionando e, tra le altre cose, ci sta portando alla distruzione della Terra stessa e di tutte le sue specie, noi compresi.

Quello che serve è una diversa organizzazione, data da una vera parità di genere a tutti i livelli. Ci sono già prove del successo di una rappresentanza alla pari per affrontare la crisi climatica.
Uno studio ha scoperto che la rappresentanza femminile nei parlamenti nazionali di 91 paesi è correlata a politiche di cambiamento climatico più rigorose e a minori emissioni di carbonio. Cioè, l’uguaglianza di genere migliora i risultati sociali in relazione all’ambiente. E il punto non è che le leader siano necessariamente a favore dell’ambiente per natura, ma piuttosto che una partecipazione anche femminile, e quindi equa, indica una migliore qualità della rappresentanza politica.

Una partecipazione ancora impari

Mentre le donne, specialmente le donne indigene e le donne del Sud del mondo, sono in prima linea nell’azione e nell’attivismo per il clima, sono sottorappresentate nel processo decisionale ambientale a tutti i livelli. I compiti differenziati per genere, compresa la responsabilità delle donne per la maggior parte del lavoro domestico non retribuito, e le relazioni di potere ineguali all’interno delle famiglie e delle comunità, limitano le opportunità delle donne di partecipare alla governance locale, ambientale e non. 

Secondo UN Women, il 64% delle donne a livello globale non ha gli stessi diritti degli uomini sulla terra, aspetto cruciale per l’indipendenza e riconoscimento sociale. Nel 2021 solo 23 paesi avevano un capo di stato o di governo donna, e al mondo solo il 21% dei ministri sono donne.

La parità di genere nel processo decisionale ambientale a livello nazionale è rara. Gli impiegati dei ministeri ambientali sono solo per 1/3 donne. Mentre nelle delegazioni governative ai negoziati sul clima gli uomini parlano per il 74% del tempo.
Anche la partecipazione delle scienziate a organismi scientifici sovranazionali, seppur gradualmente aumentata, rimane bassa, con le donne che costituiscono solo il 32% degli autori dell’IPCC.

Ritorno a Pachamama

Misure politiche possono in parte aiutare a superare le barriere imposte da questo modello ormai dettato da una forte disuguaglianza rappresentativa, decisionale e di possibilità. Il sostegno nell’avanzamento di carriera alle donne nelle istituzioni ad oggi è uno strumento che sicuramente serve. Anche garantire l’accesso a un’istruzione di qualità per le ragazze è un percorso chiave per la parità di genere.

È chiaro, però, che qualche politica volta a rincollare parzialmente insieme una divisione sistemica non basta. Ciò che serve è un cambio di paradigma portato avanti da tuttə verso una vera uguaglianza, alla ricerca di quell’equilibrio delle parti nel tutto che la Terra cerca di mostrarci ogni giorno.

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