Bellissimo tra l’altro che l’ispirazione partita da Parigi sia anche tornata a Parigi. Il vostro pezzo è stato anche suonato anche nella manifestazione di ottobre di Alternatiba Paris, movimento cittadino francese per il clima e la giustizia sociale, no?
Lotta:
Esattamente, è stato incredibile. Questo è avvenuto il 13 ottobre.
Li avevo taggati [su Instagram N.d.R] per ringraziare Planète boum boum [collettivo artistico di Alternatiba Paris] di aver ispirato questo brano e mi hanno iniziato a scrivere. Mi sono messa in contatto anche con Matilde Caillard [tecno-attivista, militante di Alternatiba Paris N.d.R] che è stata un po’ l’eroina che ha preso in mano quest’onda creativa e ora siamo fomentati. Si sono messi in comunicazione con RemremX [il produttore di Planète boum boum N.d.R]. Poi RemremX si è messa in comunicazione con Sharxx e l’hanno riproposta [Power N.d.R.] anche dopo la manifestazione. E anche noi utilizziamo la loro canzone.
Il nostro sogno?
Se altri artisti ascolteranno questa intervista il nostro sogno è quello di creare è quello di creare qualcosa tutti insieme, fare un Woodstock climatico. Questo sarebbe il mio il mio sogno. Ovviamente non non sulle spiagge, però ci piacerebbe tantissimo unire tutti quanti sotto sotto la musica.
Perché?
Perché ci rende felici, ci rende carichi. Perché dobbiamo essere arrabbiati alle manifestazioni? Possiamo utilizzare quella rabbia e renderla qualcosa di più.
Ci sono stati dei commenti riguardanti queste manifestazioni in cui si sottintende che se ci si diverte, se si balla, se si canta, non si può essere presi sul serio.
E invece tu mi stai raccontando che questa carica positiva è importante per mantenere viva la lotta. Perché?
Lotta:
La rabbia è fondamentale. Se non ci fosse la rabbia vuol dire che ci va bene tutto così.
E quindi non vuoi un cambiamento? Non vuoi migliorare? Vuoi stare nel tuo brodo? Però il tuo brodo sta diventando caldo. Quella rabbia è la prima spinta.
Dopodiché c’è bisogno di una costanza.
Ma non puoi farti una vita di rabbia, una vita di odio, una vita dove si punta il dito.
È vero, le scelte politiche del nostro governo in questo momento ci stanno condannando, portando ad aumentare le emissioni [di gas serra N.d.R.].
Io faccio attivismo da un anno e sono finita in burn-out due volte, momenti dove proprio avevo bisogno di staccare tutto.
E mi chiedo come abbia fatto chi non aveva la musica, chi non aveva l’arte, chi non aveva questa valvola di sfogo?
Perché dobbiamo utilizzare solo la rabbia? Ripeto è la prima spinta, ma poi quando siamo lì alla manifestazione possiamo essere un’onda di persone che è lì perché ci crede e chiede un cambiamento. Che tu lo chieda urlando, che lo chieda cantando, che lo chieda bisbigliando va bene. Basta essere insieme, basta crederci davvero.
Io sono finita nella mia prima shitstorm grazie a Power, non mi era mai successo. Una grossa pagina social ha iniziato a dire cose del tipo “Ah, questi drogati, questi eco vandali che adesso usano la musica techno”.
E nulla, dentro di me dicevo: Ma se una persona si avvicina alla causa climatica per la musica techno e poi però metti che si innamora della causa, qual è il problema?
Cioè, si può anche passare da questa via.
Io sono passata dalla via della rabbia, ma uno può passare dalla via della gioia, poi arrabbiarsi e scendere in piazza. C’è bisogno di tutti qui dentro.
Vogliamo veramente cambiare il sistema?
Se vogliamo cambiare questo sistema, dobbiamo essere tutti uniti. Non possiamo dire “Tu no, tu sì”. Io lo trovo bellissimo.
Da una parte, se vogliamo essere positivi, questa crisi climatica ci sta dando tante possibilità di diventare persone migliori, esseri umani migliori.