L’Accordo di Parigi è un trattato internazionale sul cambiamento climatico i cui paesi partecipanti si impegnano a mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e a sforzarsi per limitare l’aumento a 1,5°C.
Rilevanza dell’Accordo di Parigi
- L’accordo è stato raggiunto il 12 dicembre 2015 in occasione della ventunesima Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP21). Conta ad oggi 195 partecipanti sui 198 paesi membri della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici;
- Attuare l’Accordo di Parigi richiede profonde trasformazioni economiche e sociali, guidate dalle valutazioni scientifiche presentate dal Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) nei suoi report;
- L’Accordo di Parigi si basa su un ciclo di cinque anni in cui ogni Paese deve presentare un piano d’azione aggiornato e sempre più ambizioso, noto come Nationally Determined Contribution (NDC).
Approfondimento
L’Accordo di Parigi è una pietra miliare della diplomazia internazionale per il clima e si contraddistingue per aver quasi raggiunto una partecipazione universale. Rispetto al suo antenato, il Protocollo di Kyoto, l’Accordo di Parigi ha rivoluzionato il modo di concepire la cooperazione internazionale per il clima basata introducendo il principio delle rispettive capacità (“da ognuno secondo le proprie capacità”) e della determinazione dal basso degli obiettivi. Nei loro Nationally Determined Contributions (NDCs), piani d’azione quinquennali, ciascun Paese infatti fa una sorta di dichiarazione di intenti in cui comunica quali azioni intraprenderà per ridurre le sue emissioni di gas serra e quali misure intende adottare per adattarsi agli impatti già visibili del cambiamento climatico e costruire resilienza. Per inquadrare meglio gli sforzi verso l’obiettivo a lungo termine, le parti dell’accordo sono caldamente invitate a presentare anche delle strategie a lungo termine.
Nel 2023 l’aumento della temperatura globale rispetto ai livelli pre-industriali ha raggiunto i +1.2°C. A fine anno si terrà il primo “global stocktake”, un bilancio dei progressi realizzati dall’adozione dell’accordo. I risultati verranno resi noti entro la fine della 28° Conferenza delle Parti (COP28) a dicembre.
Nota giuridica: come in ogni negoziazione di diritto internazionale, anche l’Accordo di Parigi è nato in bilico tra ambizione e partecipazione. E’ bene ricordare che gli obiettivi in sé non sono legalmente vincolanti. I Paesi partecipanti sono obbligati solo a presentare i propri piani di azione, gli NDCs, ma non esiste un meccanismo di sanzioni per chi non mantiene la parola data. I partecipanti sono sempre liberi di recedere e accedere nuovamente all’accordo così come è successo con la ritirata degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump e la marcia indietro voluta dal successore Biden.
