La comunità di Nuevo Amanecer è nata dopo la guerra civile interna (1960-96), nel 1997. Un mese fa si sono celebrati i 25 anni della fondazione: ad oggi duecentodieci famiglie contadine vivono lì. In questo articolo parliamo della loro storia di resistenza, che parte dalla terra, come i progetti di zeroCO2.
Una storia di resistenza
Durante la guerra civile in Guatemala (1960-96), di cui abbiamo parlato qui, la popolazione indigena e rurale lottava per vedere riconosciuti i loro diritti, terre ed esistenza: molti di loro sono stati perseguitati e uccisi, considerati nemici dello Stato e di una legge che avrebbe dovuto proteggerli. In quel contesto, molte delle famiglie che oggi costituiscono la comunidad di Nuevo Amanecer hanno fatto parte della guerrilla, nascondendosi e resistendo tra le montagne e i boschi.
La guerrilla in Guatemala, vista da dentro
La Unidad Revolucionaria Nacional Guatemalteca (URNG) era una un movimento guerrillero organizzato basato sulla disciplina e collaborazione, con momenti di formazione politica, intellettuale e militare.
Gli ex guerrilleros intervistati dal biologo Matteo Bravo, raccontano una giornata tipo: “Le prime ore dell’alba erano il momento per l’esercizio fisico, seguito dalla ricerca della legna per cucinare, la colazione, e un paio d’ore di discussione politica in cui si trattavano temi diversi, ma soprattutto si parlava di movimenti rivoluzionari di sinistra a Cuba, in Nicaragua e della URSS. Dopo pranzo si sistemavano i fucili e nel pomeriggio aveva luogo la formazione, in cui ci insegnavano a leggere e scrivere, accrescendo la nostra cultura. Se già lo sapevi fare, diventavi un maestro.”
Tutti gli ex guerriglieri hanno due nomi: uno assegnatogli alla nascita, l’altro di battaglia (en la lucha). La loro identità comprende ora entrambe le sfaccettature della loro esistenza, riassunte nella resistenza che portano avanti ancora oggi, lottando contro il cambiamento climatico.
Nel 1979, le famiglie della comunità sono emigrate – per volontà o necessità – nel vicino Messico, trovando appoggio in alcune istituzioni religiose o civili. Visti gli attriti tra Messico e Guatemala, i rifugiati sono stati spostati dalla frontiera verso l’interno del paese dalle autorità messicane, che gli fornirono un pezzo di terra, alcuni semi e fertilizzante affinché ogni rifugiato potesse coltivare per sussistere. Nel corso di più di 10 anni, i campi di rifugiati diventarono comunità organizzate, istituendo scuole e attività per giovani e donne, affinché tutti potessero collaborare al sostentamento della comunità.
Nel 1997, la “Commissione Permanente” messicana fornì assistenza alle famiglie guatemalteche che si trovavano sparse sul territorio messicano per rientrare in Guatemala attraverso un processo graduale. Il 3 settembre 1997, 157 famiglie rifugiate viaggiarono dal Messico al Guatemala, fondando la cooperativa che poi diventò Nuevo Amanecer nel territorio dove si trova ancora oggi: la terra da cui nasce e cresce questa storia e in cui si inseriscono i progetti di zeroCO2.
La resistenza riparte dalla terra
Virgilio Galicia, fondatore di zeroCO2, confessa che parte del problema in Guatemala è la mancanza di consapevolezza ambientale. Ma non è il solo.
Domingo Francisco Geronimo: ha 59 anni, 7 figli ed è uno dei contadini collaboratori con i progetti di riforestazione portati avanti da zeroCO2.
“È che non tutti capiscono l’importanza della riforestazione anche all’interno della comunità, ma soprattutto all’esterno: nelle comunità vicine l’attività predominante è il pascolo di bestiame: per poterlo fare i boschi vengono completamente rasi al suolo [o bruciati]. Su 210, siamo 14 famiglie che hanno aderito al progetto di zeroCO2 e questo significa che tuttavia la mentalità della riforestazione è lontana per molte persone. Ancora non è realtà per tutti: è proprio per questo che noi proseguiamo in questa lotta. Lo sto facendo perché voglio lasciare qualcosa ai miei figli, un cambiamento significativo, che stiamo ottenendo acquisendo sempre più esperienza e indipendenza nei progetti.”
Gaspar – o Javier, il suo nome di battaglia – è uno dei leader della comunità di Nuevo Amanecer, impegnato nel diffondere il sentimento di resistenza e lotta ambientale contro la crisi climatica (lucha ecológica). Per lui, la terra, la vita nel campo e l’agricoltura sono la base per il sostentamento familiare. “Ma non è facile se si coltiva solo mais, perché a volte la rendita finale dalla vendita non basta per coprire i costi di produzione e portare a casa un po’ di soldi per comprare i beni necessari per i propri figli. Per questo è fondamentale continuare con altri progetti, come quello di zeroCO2.” Gaspar spiega che i bambini sono quelli che più soffrono in questi casi perché servizi basici come l’alimentazione, vestiti, educazione e salute vengono a mancare.
Gaspar ha messo 2 ettari e mezzo dei suoi campi sotto protezione e così facendo riceve 6.000 Quetzal (quasi 900 dollari) l’anno per proteggere questa parte di bosco. “Quando mi chiedono perché scelgo di investire sugli alberi e non, per esempio, sull’avere più maiali, spiego che gli animali una volta consumati non lasciano tracce. Gli alberi sì. Se si piantano in modo sensato continueranno a darci aria, ombra, frutta e legna. Senza boschi non hai acqua e la terra si converte in savana, senza vegetazione. La nostra è una visione più a lungo termine, pensando al futuro e non solo al presente. Un futuro che non è solo nostro, ma anche dei nostri figli. Quello che stiamo facendo qui ora è mettere il nostro granello di arena per combattere il cambiamento climatico.”
“Quando mi chiedono perché scelgo di investire sugli alberi e non, per esempio, sull’avere più maiali, spiego che gli animali una volta consumati non lasciano tracce. Gli alberi sì. Se si piantano in modo sensato continueranno a darci aria, ombra, frutta e legna. La nostra è una visione più a lungo termine.”
Javier, contadino della comunità di Nuevo Amanecer
Giovani e donne: presente e futuro della resistenza
Loro sono Wilma e sua madre Margarita, socia della comunità e del progetto di zeroCO2 e rappresentante dell’organizzazione Associazione di donne di Tres Vertientes. “Gli alberi che ci ha donato zeroCO2 sono parte dello sviluppo della comunità, per i benefici economici, ma soprattutto ambientali: creano quei boschi rasi al suolo da pastori e multinazionali di olio di palma, ai quali importa solo il guadagno e non l’ambiente.
La palma è un problema: dal punto di vista ambientale, le imprese deviano i fiumi in maniera incontrollata, portandoli a seccarsi, e le risorse idriche che rimangono vengono contaminate con le sostanze agrochimiche che si utilizzano per il mantenimento di queste coltivazioni. Al contrario, le piante della comunità invece sono coltivati con fertilizzanti organici, che non inquinano l’acqua e non danneggiano la loro salute, quella degli animali e la nostra.”
Per questo Nuevo Amanecer ha deciso di piantare i propri alberi e di non affidarsi a enti esterni in modo da ridurre il loro impatto sull’ambiente e ottenere sicurezza alimentare. Come spiega Guido Cencini in questo articolo è fondamentale che si adottino tecniche di agroforestazione sostenibili a livello locale, selezionando i tipi di culture adeguati, tenendo conto dei fattori geologici e climatici e insegnando alle popolazioni contadine metodi di gestione e cura adatti. “Questo ci aiuta anche con il cambiamento climatico, perché mentre il mondo va a rotoli quello che possiamo fare è proteggere e riforestare.”
Sul ruolo delle donne in Guatemala, Margherita ha una posizione forte: “È fondamentale, ma troppo spesso passa inosservato. Molte leggi sono pensate per violare i diritti, in particolare di donne e giovani, ma noi ci alziamo per reclamare i nostri perché questa è la nostra vita e vogliamo essere tutelati per perseguire i nostri sogni.”
Scritto da Alice Spada
Fonti:
Raccolta di storie di Matteo Bravo, biologo e collaboratore di zeroCO2.
Fotografie di Gustavo Calfin, fotografo e collaboratore di zeroCO2.
zeroCO2. Un mondo
intero di storie.
Non parliamo solo di alberi, ma di comunità, innovazione e storia. Ascolta ciò che abbiamo da dire.
La comunità di Monte Carmelo
zeroCO2 è nata in Guatemala, dove oggi collaboriamo con circa 60 comunità contadine. Oggi raccontiamo la storia di Monte Carmelo, dei progetti educativi e sociali sviluppati collettivamente grazie all’agricoltura sostenibile.
Ritorna l'olio di palma. E con lui la deforestazione.
La Guerra in Ucraina sta minacciando la conservazione delle foreste tropicali. L’impennata dei prezzi e la carenza di olio di semi di girasole prodotto ed esportato da Ucraina e Russia sta spingendo le multinazionali alimentari e i produttori locali a tornare all’olio di palma, con annesso aumento della deforestazione e annientamento degli ecosistemi da parte delle grandi multinazionali agroalimentari.
fai la tua mossa.
Sia per migliorare l’ambiente o generare impatto sociale, con zeroCO2 non puoi sbagliare: siamo un progetto sostenibile in tutti i sensi possibili.