Cos’è il land grabbing?
Il land grabbing, o accaparramento di terre, può essere definito come il controllo, sia attraverso proprietà, affitto, concessione o quote, di quantità di terra superiori a quelle tipiche del luogo da parte di qualsiasi persona o entità, pubblica o privata, straniera o nazionale, attraverso qualsiasi mezzo, “legale” o “illegale”, per scopi di speculazione, estrazione, controllo delle risorse o mercificazione a spese dei contadini, dell’agroecologia, della sovranità alimentare e dei diritti umani.
Tale fenomeno esplose nel 2008, quando la Banca Mondiale adottò una politica agricola basata sul libero scambio che tolse qualsiasi limite all’acquisto di terre appartenenti ai paesi del sud del mondo. Ciò diede vita a un flusso di investimenti e di capitali provenienti da paesi sviluppati o emergenti.
L’obiettivo di queste acquisizioni massicce, soprattutto in Africa, Asia e America Latina, è l’acquisizione di terreni per lo sviluppo di monocolture o per l’estrazione di risorse.
Per molti si tratta di una minaccia alla sovranità dei paesi in via di sviluppo e alla sopravvivenza delle comunità locali. Non è un caso che il land grabbing sia stato definito una nuova forma di colonialismo.