Negli ultimi tre decenni, i contadini si sono organizzati per reclamare il loro diritto a difendere l’agricoltura su piccola scala e a far sentire la propria voce.
Gli Zapatisti, movimento indigeno per i diritti dei contadini del Chiapas, occuparono San Cristóbal nel 1994 quando il Messico firmò il Nafta. L’esercito ribelle – per un terzo donne – bruciò postazioni militari e sequestrò ranch per protestare contro secoli di quella che vedevano come un’oppressione da parte dei grandi proprietari terrieri e del governo. Diventarono immediatamente eroi della sinistra e un’ispirazione per i gruppi indigeni di tutto il mondo.
Oggi gli zapatisti sostengono di controllare gran parte dello stato del Chiapas e il loro “buon governo” consiste nel dedicare il proprio tempo alla comunità, condividere il cibo e aiutare a insegnare ai giovani.
Nello stato di Pará, il territorio di 1.651.000 ettari del popolo Xikrin fu ufficialmente riconosciuto dal governo nel 2000, nonostante ciò gli accaparratori di terra si sono insinuati nella zona, e nel 2019 la deforestazione è aumentata del 278% rispetto al 2018. Il popolo indigeno dell’Amazzonia settentrionale è passato all’azione espellendo i taglialegna e gli allevatori che avevano occupato illegalmente la loro terra e dato fuoco alla foresta. La pressione contro gli Xikrin viene soprattutto dall’allevamento del bestiame. Non lontano dal loro territorio, infatti, c’è il più grande allevamento di bestiame del paese.
La crisi climatica rivela i limiti del modello di produzione agro-industriale. Si rende perciò sempre più necessario riconoscere che non ci sarà soluzione alla crisi attuale senza la partecipazione dei piccoli agricoltori.