Per cambiamento climatico si intende la variazione del clima nel tempo dovuta alle attività umane e a cambiamenti naturali. Queste variazioni si misurano sul lungo periodo e influenzano tutte le componenti del sistema climatico, incluse nel breve periodo le condizioni meteorologiche.
Ambiguità attorno al cambiamento climatico
Approfondimento
La definizione di cambiamento climatico del Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), indiscussa autorità scientifica sul tema, include sia processi interni, connaturati al sistema climatico che forzanti esterni tra cui le oscillazioni dei cicli solari, le eruzioni vulcaniche e le attività antropiche.
Specularmente, nell’arena politica internazionale, la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC) fa invece una distinzione importante tra cambiamento climatico e variabilità naturale del sistema. La UNFCCC infatti definisce cambiamento climatico la variazione attribuibile, direttamente o indirettamente, alle attività dell’uomo che alterano la composizione dell’atmosfera terrestre.
Nominare un problema è il primo passo verso la sua risoluzione, ma in questa giungla di definizioni orientarsi può essere difficile.
Ciò che conta è saper attribuire le giuste responsabilità agli attori in gioco. Nell’ultimo ciclo di valutazione prodotto dall’IPCC si stabilisce in maniera inequivoca che l’influenza umana ha provocato il riscaldamento di atmosfera, oceani e superficie terrestre. Il ruolo primario delle attività antropiche negli altri complessi processi riconducibili sotto l’ombrello del cambiamento climatico – precipitazioni, acidificazione degli oceani, innalzamento del livello del mare solo per citarne alcuni – è valutata con un livello di certezza dal probabile al virtualmente certo.
Nota bene: la tassonomia adottata dall’IPCC nelle sue valutazioni si basa sulla combinazione della disponibilità di dati e del livello di consenso nella comunità scientifica globale. Quello che a un occhio inesperto può suonare come incertezza dovuta a ipotesi fragili, è in realtà un sintomo di massima solidità scientifica.
Cenno storico: nel 1856 la filosofa e inventrice Eunice Newton Foote stabilì per prima il legame tra la concentrazione atmosferica di CO2 e l’aumento della temperatura terrestre. Più di un secolo dopo, nel 1975, si registrò il primo uso ufficiale del termine “riscaldamento globale” per indicare l’aumento della temperatura media globale dovuta alla crescente concentrazione di gas a effetto serra. La penna era quella del geochimico Wallace Broecker che permise di licenziare l’espressione “modificazione involontaria del clima”. Appena quattro anni più tardi Jule Charney, del Massachusetts Institute of Technology, coniò il termine “cambiamento climatico”.
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