La giustizia climatica è un concetto che richiama i molteplici ed interconnessi sistemi di disuguaglianza che si possono riconoscere nelle cause così come nelle conseguenze della crisi climatica.
Note importanti sulla giustizia climatica
- La crisi climatica implica una serie di livelli di ingiustizia: intergenerazionale, geografica, storica e sociale;
- Globalmente, il primo 10% degli emettitori è stato responsabile di quasi la metà delle emissioni globali di CO2 legate all’energia nel 2021, rispetto a un mero 0,2% per il 10% inferiore;
- Nel corso della 27esima Conferenza delle Parti nel 2022, è stata decisa l’istituzione di un fondo Perdite e Danni. Questo fondo implica il riconoscimento da parte dei paesi industrializzati della loro responsabilità per gli impatti del cambiamento climatico sui Paesi che meno vi hanno contribuito.
Approfondimento
Il movimento per la giustizia ambientale, genitore del movimento per la giustizia climatica, è nato principalmente nelle comunità di persone di colore del Sud globale e dei Paesi ricchi, in particolare degli Stati Uniti. L’origine del movimento è strettamente legata a decennali campagne locali contro l’inquinamento degli impianti industriali, spesso situati vicino alle comunità più povere e non bianche, e contro le attività estrattive delle multinazionali a danno del patrimonio di molti popoli indigeni.
A partire da queste lotte locali si è sviluppato successivamente un discorso a livello globale. Chi ha contribuito in minor misura alla detonazione della crisi climatica è molto spesso anche chi è più esposto e meno equipaggiato per resistere alle sue conseguenze. La crisi climatica è un’eredità storica del colonialismo e dei modelli di sviluppo socio economico basati sull’estrazione di risorse. Una forza che colpisce prima e più duramente chi meno vi ha contribuito.
La giustizia climatica ha anche una forte dimensione generazionale. Le generazioni che più hanno contribuito a ridurre il mondo nello stato attuale non saranno presenti quando i risultati delle loro scelte si manifesteranno con tutta la loro potenza. L’IPCC stima che i bambini di età pari o inferiore a 10 anni nel 2020 sperimenteranno un aumento degli eventi metereologici estremi di quasi quattro volte in presenza di un riscaldamento globale di 1,5°C entro il 2100, e un aumento di cinque volte in presenza di un riscaldamento di 3°C. Tali aumenti non saranno sperimentati da una persona che abbia 55 anni nell’anno 2020.
La nozione di giustizia climatica non è solo un monito legato a responsabilità passate e compensazioni, ma anche un filtro con cui pensare alla transizione futura. Una transizione giusta non può permettersi di allargare i divari attuali e deve essere condotta in modo da ammortizzare al massimo gli impatti sulle persone più vulnerabili.
