I punti principali del testo concordato sono due. Il primo riguarda i piani nazionali sul taglio delle emissioni entro il 2030 – noti come Contributi determinati a livello nazionale (NDC) -, la cui revisione sarà all’ordine del giorno per la COP del prossimo anno, che si terrà in Egitto, invece che tra cinque anni. Questo fornisce ai paesi che hanno un’ambizione più alta sulla riduzione delle emissioni una leva importante per assicurare che i paesi in ritardo facciano un passo avanti.
Il carbone, nonché il combustibile fossile più inquinante, costituisce il secondo punto. L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha chiarito che se non viene rapidamente eliminato, il mondo non avrà alcuna speranza di rimanere entro 1,5°C. Per raggiungere l’obiettivo, almeno il 40% delle 8.500 centrali a carbone esistenti nel mondo deve essere chiuso entro il 2030 e non devono esserne costruite di nuove. Tuttavia l’accordo definitivo ha cambiato all’ultimo minuto l’iniziale phase-out (uscita) con l’espressione phase-down (calo), l’impegno a ridurre gradualmente la produzione di energia a carbone è perciò molto debole.
Mentre per altri argomenti discussi durante la Conferenza i paesi hanno fallito nel trovare una soluzione. E’ il caso dei finanziamenti per il clima, per cui i paesi ricchi non hanno ancora raggiunto i 100 miliardi di dollari all’anno concordati nel 2009 da dare ai paesi poveri per aiutarli a ridurre le emissioni e far fronte agli impatti della crisi climatica. E’ stato solo promesso che nei prossimi cinque anni seguiranno aumenti nei finanziamenti e i paesi in via di sviluppo hanno chiesto che la maggior parte del denaro sia speso per l’adattamento, piuttosto che per la riduzione delle emissioni.
Un altro fallimento riguarda le perdite e i danni dovuti alle devastazioni della crisi climatica, su cui si discute da tempo. Molti paesi in via di sviluppo speravano che la COP26 potesse fornire una qualche meccanismo di finanziamento per perdite e danni. Questo non è successo, e la questione tornerà ai colloqui l’anno prossimo.
Vanno comunque contati alcuni accordi “settoriali” raggiunti durante la Conferenza: quello contro la deforestazione, firmato da più di 100 paesi che promettono di fermarla entro il 2030; l’iniziativa firmata da 108 paesi di ridurre del 30% le emissioni di metano entro il 2030; e l’accordo firmato da 22 paesi che prevede tra il 2035 e il 2040 di avere tutti i nuovi autoveicoli venduti elettrici.