Quest’anno, in giugno, cade il 51° anniversario del mese del Pride. Tale manifestazione ebbe inizio nel 1970, come riconoscimento della rivolta di Stonewall, e ricorda le proteste contro le leggi discriminatorie e il trattamento sociale mentre chiede giustizia e pari diritti per la comunità LGBTQ+.

Movimenti contro una società mainstream 

In apparenza, può sembrare che il movimento ambientalista e quello LGBTQ+ siano slegati, ma in realtà tutti i movimenti che chiedono un cambiamento per ottenere equità affrontano semplicemente da diversi punti di vista la stessa lotta per rovesciare i sistemi di potere che perpetuano la disuguaglianza e l’intolleranza, con l’obiettivo di poter garantire un futuro di pace basato sulla giustizia sociale.

La visione di un mondo migliore ispira entrambi i movimenti. La sovrapposizione tra i due sta anche nel fatto che si lavori ora per qualcosa che si potrebbe non vedere accadere nel corso della propria vita. Il movimento per i diritti LGBTQ+ può impiegare decenni per ottenere un cambiamento in modo simile allo sforzo a lungo termine necessario per contrastare la crisi climatica. 

E la comunità LGBTQ+ porta qualcosa di essenziale alla lotta. In risposta alle società che impongono ruoli di genere, espressioni e identità di genere binario, e prendono violentemente di mira le persone che sfidano queste regole, vengono create comunità radicate nell’amore e nella cura l’uno dell’altro e dell’ambiente. Si sviluppano comunità resilienti e interdipendenti che sfidano le norme sociali che ci portano a essere individualisti, materialisti e competitivi. 

La vecchia “petro-mascolinità” e la nuova Ecologia Queer 

Respiriamo tutti la stessa aria e beviamo la stessa acqua.  Tutti subiamo gli effetti del cambiamento climatico.  La sessualità sembra del tutto superflua. Tuttavia gli stereotipi di genere profondamente interiorizzati fanno sì che uomini e donne reagiscano in modo molto diverso di fronte alle questioni ambientali. Un articolo del Guardian ha indagato come a volte uomini etero non riciclino per paura di sembrare gay. Anche se questo può sembrare banale, è solo un micro esempio di un problema molto più grande. 

Il termine “petro-mascolinità” si riferisce al vecchio ordine mondiale dell’alta produzione di carbonio dai combustibili fossili e dal potere concentrato nelle mani di uomini in gran parte bianchi ed etero, che lo dominano. È la difesa di questo ordine e di ciò che la “norma” dovrebbe essere che affligge sia la comunità ambientale che quella LGBTQ+.

È qui che la Queer Ecology entra in gioco smantellando la visione eteronormativa della natura – lo status quo. Essa afferma che il modello binario che separa gli esseri umani dalla natura, e che divide il genere semplicemente in maschile o femminile, è una falsa proposta, e che il mondo naturale è invece intrinsecamente e straordinariamente vario. Il mondo naturale è dinamico, misterioso, complesso e contraddittorio.

Un pianeta dove tutti possiamo prosperare 

Una comprensione più ricca e profonda della diversità ecologica dei sistemi umani e non umani aiuterebbe la nostra capacità di apportare nuove soluzioni alle molteplici crisi ambientali che stiamo affrontando. 

La giustizia climatica è fondata sul principio che tutti noi meritiamo un pianeta dove possiamo prosperare ed essere al sicuro. La comunità LQBTQ+ incarna un modello di mondo che si presta bene a questa visione, creando comunità che sostengono e celebrano tutti noi nel nostro essere autentico.

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