Il 1° settembre, il Botanic Gardens Conservation International (BGCI) ha pubblicato un importante rapporto sullo stato degli alberi del mondo. È una delle prime valutazioni di tutti gli alberi a rischio nonché il risultato di cinque anni di ricerca.
La diversità degli alberi che vediamo oggi riflette una lunga storia di evoluzione, con le varie specie che si sono adattate alle diverse condizioni ecologiche in tutto il mondo. Oggi conosciamo 58.497 specie di alberi e il 58% di queste sono endemiche di un singolo paese.
Il problema è che tra un terzo e la metà delle specie arboree del mondo sono a rischio di estinzione. Infatti, il rapporto ha rivelato 17.510 specie di alberi minacciate – il doppio del numero di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili minacciati messi insieme – che corrispondono al 29,9% delle specie conosciute. Ma la proporzione a rischio è probabilmente più alta visto che, secondo il rapporto, un ulteriore 7,1% è stato ritenuto possibilmente minacciato e il 21,6% non è stato valutato sufficientemente, mentre solo il 41,5% è stato confermato come al sicuro.
I paesi più ricchi di alberi endemici (Brasile, Madagascar, Australia, Cina, Malaysia, Indonesia, Messico, Nuova Caledonia, Papua Nuova Guinea, Colombia e Filippine) hanno anche un gran numero di specie minacciate. In media, ogni paese ha un 11% di specie a rischio nella propria flora. Tuttavia alcuni hanno livelli molto più alti, con Sant’Elena (69%), Madagascar (59%) e Mauritius (57%) tra i paesi più minacciati.
La più grande minaccia per gli alberi è la perdita di habitat. Negli ultimi trecento anni, l’area forestale globale è diminuita di circa il 40% e 29 paesi hanno perso più del 90% della loro copertura arborea. Come causa principale della perdita di habitat, il rapporto identifica la conversione dei terreni per l’agricoltura (colture 29% e bestiame 14%), seguita da disboscamento (27%), abitazioni e altri sviluppi commerciali (13%), incendi (13%), miniere (9%).
Anche se delle specie arboree solo lo 0,2% (cioè 142) si è finora estinto, un declino accelerato potrebbe avere terribili effetti a catena, avvertono gli autori. Gli alberi sono i pilastri degli ecosistemi e senza di loro, altre piante, insetti, uccelli e mammiferi avrebbero difficoltà a sopravvivere. Noi stessi esseri umani saremmo direttamente colpiti dalla perdita di carbonio sequestrato e di ossigeno prodotto, e di tutti quei servizi che gli alberi ci forniscono, tra cui la medicina e il cibo, così come il benessere che deriva dalla loro bellezza.
Attualmente, il 15,4% della superficie terrestre si trova sotto uno status di protezione formale e almeno il 64% di tutte le specie di alberi è rappresentato in almeno un’area protetta. La conservazione in situ attraverso la protezione degli habitat esistenti è riconosciuta come il metodo migliore per conservare la diversità arborea. Tuttavia bisogna fare di più per garantire che sempre più specie siano incluse nei piani di gestione della conservazione in situ, che più aree protette siano create in tutto il mondo e che i paesaggi degradati siano ripristinati, come efficaci nature-based solution di fronte al cambiamento climatico.
Per avere successo nella conservazione degli alberi un aspetto chiave è, e dev’essere, dare ai partner e alle comunità locali le conoscenze, le abilità e le condizioni per proteggere gli alberi minacciati, affinché i progetti di conservazione siano efficaci, sostenibili e abbiano un impatto a lungo termine.
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