Breve storia di Lampedusa

Lampedusa è l’isola più estesa delle Pelagie. Per secoli è stata luogo di approdo per popoli diversi e in lotta per l’egemonia del Mediterraneo.
Solo nel 1800 sull’isola inizia ad essere praticata l’agricoltura, in seguito ad un importante disboscamento di alberi ad alto fusto la cui perdita segna anche la fine dell’habitat forestale. 

L’agricoltura venne però praticata in condizioni avverse, visto il clima dominato da forti venti e scarse piogge, fino ad essere abbandonata con il sopravvento della pesca nel primo Novecento. Oggi è il turismo ad essere la principale attività economica su un’isola dove quasi nessuno coltiva più la terra, i suoli sono a rischio desertificazione e quasi tutto il cibo viene importato con le navi.

La cooperativa Mpidusa

Il viaggio di zeroCO2 sull’isola di Lampedusa nasce grazie alla partnership con la Cooperativa agricola sociale Mpidusa.
Nata dall’evoluzione di un progetto di orti comunitari sviluppato dall’associazione Terra!, coinvolgendo la comunità fino ai soggetti più vulnerabili e riproducendo sementi antiche e locali, la cooperativa sociale vuole dimostrare che anche in tempi di crisi climatica l’agricoltura ecologica può fiorire in zone di frontiera, dare lavoro e prospettive alle comunità locali.  La volontà è dar vita ad una esperienza produttiva che contribuisca alla sicurezza e sovranità alimentare del territorio. 

Il nuovo progetto: la food forest


Dalla sinergia tra Mpidusa e zeroCO2 nasce il progetto di una food forest che possa contribuire sia all’aumento della biodiversità, sia alla sovranità alimentare dell’isola.
Abbiamo creato, sui terreni di una riserva naturale, una prima foresta di 40 alberi composta da specie siciliane quali albicocchi, peri, melograni, meli, fichi, gelsi neri e bianchi, corbezzoli e mandorli. Su tali alberi verranno poi innestate le marze di varietà presenti a Lampedusa, per recuperare in questo modo gli antichi genotipi lampedusani ormai a rischio estinzione.


Alcuni alberi – i più resistenti al vento – sono stati trapiantati in modo da formare una vera e propria “barriera naturale”, capace di attenuare l’effetto del maestrale.
La messa a dimora di queste piante ci permetterà di produrre frutta per la comunità e riforestare i terreni, assicurando al contempo benefici ambientali e servizi ecosistemici, tra i quali l’assorbimento di CO2.
Ma non ci fermiamo qui. L’idea di zeroCO2 e dell’Agricola Mpidusa è di ampliare il progetto nel tempo, aumentando il numero di alberi sull’isola e la partecipazione della comunità locale, generando contemporaneamente valore sociale ed ecologico.
Il primo tassello di questo grande progetto è stato messo! 

Non vediamo l’ora di mettere anche i prossimi. 

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Scritto da: Amedeo Cavalleri

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