Domenica scorsa, 6 novembre 2022, è iniziata la COP27, la ventisettesima edizione della Conferenza delle Parti organizzata dalle Nazioni Unite (ONU) sul clima. La COP si svolge con cadenza annuale: avevamo parlato della ventiseiesima edizione della COP26 di Glasgow in questo articolo.
Quest’anno, la COP27 si svolge dal 6 al 18 di novembre 2022 a Sharm el-Sheikh, in Egitto, tra non poche polemiche e scetticismo sia riguardo agli obiettivi che i leader mondiali si impegneranno a raggiungere per contrastare la crisi climatica, sia per le preoccupazioni legate allo stato dei diritti umani sollevato da osservatori internazionali in Egitto.
Cos’è la COP e chi partecipa?
La Conferenza dell’ONU sul clima è il summit organizzato dalle Nazioni Unite nel quale si discutono problemi imminenti e soluzioni per contrastare cause ed effetti del cambiamento climatico.
La sigla COP significa Conferenza delle Parti, riferendosi ai partecipanti alla Conferenza dell’ONU. Alla COP partecipano vari attori della sfera politica internazionale, società civile, e mondo imprenditoriale, rappresentanti della comunità accademica e scientifica, di organizzazioni internazionali, entità religiose, attivisti e – solitamente, manifestanti.
A livello politico, prendono parte agli appuntamenti COP i rappresentanti dei governi dei paesi firmatari della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), documento stabilito durante il Summit della Terra tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992, primo evento internazionale nella lotta contro il cambiamento climatico. La prima edizione della COP si è tenuta nel 1995 a Berlino. Le edizioni più significative sono risultate nel Protocollo di Kyoto del 1997 e gli Accordi di Parigi del 2015.
Com’è andata la COP26?
Nonostante le alte aspettative per la COP26 di Glasgow del 2021 e gli obiettivi spiegati qui, la COP26 ha ulteriormente rimarcato le difficoltà nel trovare linee comuni d’azione per arginare la crisi climatica e azioni insufficienti messe in atto in questi anni.
Dalle previsioni dell’UNFCCC, non sarà possibile rimanere al di sotto della soglia di aumento del riscaldamento globale di 1.5°, rimarcata come obiettivo essenziale da esperti e scienziati del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) per evitare danni irreversibili e scelto come limite da rispettare negli Accordi di Parigi. Il report preliminare della World Meteorological Organization conferma che a livello globale, si sta andando nella direzione opposta rispetto agli impegni presi. L’Europa ha registrato nel 2022 temperature superiori ai 2°C rispetto al periodo 1991-2020, aumento che avrà (e sta già avendo) effetti disastrosi, per esempio sull’innalzamento degli oceani.
Parallelamente all’aumento delle emissioni di gas serra, deforestazione, agricoltura e allevamento si intersecano fortemente al cambiamento climatico, minando ulteriormente alle possibilità di assorbimento dei gas prodotti dalle attività antropiche: durante il governo di Bolsonaro tra il 2018 e il 2021, solo nella foresta Amazzonica è stata disboscata un’area equivalente alla superficie del Belgio.
Mille miliardi di alberi?
Nonostante durante il G20 dell’anno scorso, svoltosi appena prima della COP26, i leader mondiali si siano impegnati a “piantare mille miliardi di alberi entro il 2030” questo obiettivo risulta una soluzione più articolata di quello che sembra: riforestare è un processo complesso, che necessità di conoscenze tecniche e pratiche oltre che della valutazione delle caratteristiche climatiche, dei terreni e culturali delle popolazioni locali. Ce lo spiega qui Guido Cencini, agronomo e LCA & Forestry strategist di zeroCO2.
Altri due obiettivi che si legano e continuano a non essere pienamente raggiunto è l’istituzione di fondi da parte delle nazioni sviluppate e che per anni hanno contribuito maggiormente al cambiamento climatico per supportare le popolazioni dei paesi più vulnerabili maggiormente colpiti dagli effetti dello stesso. Discutibilmente, solo una settimana prima dell’inizio della COP27 il Consiglio dell’Unione Europea ha annunciato investimenti pari a 23,04 miliardi di euro da destinare a la ricerca e le tecnologie per promuovere la riduzione delle emissioni di gas serra e di misure di adattamento nei paesi in via di sviluppo.
L’ultimo obiettivo riguardava la collaborazione tra le diverse Parti implicate per il clima: i rappresentanti politici, le aziende, la società civile e gli enti finanziari (le cui scelte di investimento ad oggi si fondano più che altro sui rating ESG) non hanno ancora stabilito un framework cooperativo di azione consistente ed attuabile.
Quali sono gli obiettivi della COP27?
Sulla linea della COP26, la COP27 ha 4 obiettivi fondamentali, ramificati in una serie di focus tematici giornalieri su cui vertiranno le attività durante le due settimane: Mitigazione, Adattamento, Finanza, Collaborazione.
Mitigazione: Nella COP27 si reitera la necessità chiarita negli Accordi di Parigi di mantenere la temperatura globale al di sotto dei 2°C, obiettivo che deve essere chiara a tutte le parti e nella fattispecie i paesi che sono in grado di sostenere azioni concrete per ridurre le emissioni di gas a effetto serra ed affrontare gli effetti degli eventi meteorologici estremi, che si fanno sempre più frequenti.
Adattamento: La COP27 mira al rafforzamento, urgente e necessario, della resilienza e dell’assistenza alle comunità più vulnerabili, sia a livello di volontà politica che di azioni concrete, confermando gli obiettivi stipulati negli Accordi di Parigi e il patto di Glasgow.
Finanze: Per i paesi sviluppati, compiere gli impegni presi per promuovere i finanziamenti per il clima adeguati per supportare i Paesi in via di sviluppo, e soprattutto l’Africa, Paesi meno sviluppati (LDCs) e i Piccoli Stati Insulari in via di Sviluppo SIDS, includendo la consegna dei 100 miliardi di dollari promessi in finanziamenti.
Collaborazione: Priorità della COP27 è rafforzare la “partecipazione inclusiva e attiva di tutte le Parti interessate” per garantire il rispetto degli accordi raggiunti in maniera consensuale tramite i negoziati delle Nazioni Unite e creare un sistema più sostenibile e resiliente a livello globale.
Perché è importante seguire la COP27?
Le contraddizioni e problematiche che contraddistinguono l’organizzazione della COP27 sono evidenti.
Ciò nonostante, le Conferenze dell’ONU sul clima sono gli appuntamenti più importanti a livello internazionale nei quali si analizza la strada già fatta, si individuano o aggiornano le sfide odierne e future, e si discute di azioni e soluzioni che bisogna mettere in atto fin da subito per arginare la crisi climatica e i suoi effetti.
Partecipare a questi eventi è dunque di fondamentale importanza per le Parti interessate, per il futuro del paese e per tutti noi: la COP è l’arena in cui dare visibilità alle criticità legate ai cambiamenti climatici e portare avanti le proprie opinioni. zeroCO2 sta partecipando alla COP27 tramite gli occhi e le riflessioni critiche di Andrea Pesce, co-founder di zeroCO2, che ci spiega qui le motivazioni per le quali è importante, nonostante tutto, essere presenti e raccontare ciò che succede tra conferenze e incontri.
Seguire la COP27 significa anche comprendere i nuovi studi presentati dalla comunità scientifica riguardo alla crisi climatica, gli sviluppi in ambito di contrasto e mitigazione, delineare le responsabilità dei vari attori e le azioni che noi, nel concreto possiamo attuare.
Segui Andrea Pesce su Instagram o LinkedIn per il racconto critico della COP27 da chi la sta vivendo da dentro.
Scritto da Alice Spada
Fonti
- Naveen Kumar Arora, and Isha Mishra. (2021) “COP26: more challenges than achievements.” Environmental Sustainability. https://link.springer.com/content/pdf/10.1007/s42398-021-00212-7.pdf
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