Attività legate alla produzione di bestiame o colture intensive causano già un inaridimento e conseguente degradazione del terreno. Il rischio di desertificazione è però aggravato considerevolmente dal cambiamento climatico. Il World Atlas of Desertification è una preziosa fonte di informazioni riguardo alla degradazione del suolo e contiene una serie di mappe specifiche per ognuna delle cause che portano alla desertificazione.
Da un lato, se la temperatura aumenta il suolo tende a diventare più secco, catalizzando i processi di degradazione. Dall’altro, il cambiamento climatico può incrementare la salinizzazione: in alcuni casi, le falde acquifere poco profonde possono subire infiltrazioni di acqua di mare che vengono poi utilizzate per l’irrigazione dei terreni. Insieme alla mancanza di piogge, irrigare i campi con acqua salata porta all’impoverimento drastico della materia organica. Altre cause antropiche sono tanto l’inquinamento come l’utilizzo improprio di terreni potenzialmente fertili, per esempio per lasciare posto ad edifici e urbanizzazione.
Diversamente da come si è soliti pensare, questi fenomeni sono universali e l’atmosfera in cui avvengono è unica: ciò significa che la desertificazione non riguarda solo l’Africa, l’America Latina o l’Australia, ma colpisce anche il continente Europeo. Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Bulgaria and Romania presentano zone a rischio particolarmente alto di desertificazione.
Nelle nostre Sicilia e Sardegna, così come nella zona del Corridor Seco in Guatemala, “un solo grado in più sconvolgerebbe l’intero ecosistema, portandolo alla desertificazione e perdita di resilienza del suolo” racconta Guido.