Come sappiamo, e ripetiamo sempre sui nostri social, l’albero è la tecnologia a oggi più efficiente per contrastare l’effetto serra, poiché riduce la concentrazione di gas serra nell’atmosfera. Questo perché gli alberi, attraverso il processo di fotosintesi, assorbono CO2 e la stoccano all’interno del loro tronco e nelle radici, emettendo al termine di questo processo l’ossigeno che respiriamo.
Non solo repetita iuvant, ma questa introduzione ci permette di comprendere l’importanza della popolazione silvestre nella sfida contro i cambiamenti climatici. Infatti, le centinaia di milioni di ettari perduti negli ultimi decenni hanno delle gravi ripercussioni ambientali sotto numerosi aspetti. I primi due sono strettamente legati alla nostra ai cambiamenti climatici: un albero abbattuto da una parte cessa il suo lavoro di assorbimento dell’anidride carbonica, dall’altra rilascia nell’atmosfera buona parte della CO 2 che aveva stoccato al suo interno.
Vi sono poi gli effetti sull’ecosfera e sulla pedosfera (parte più esterna della litosfera, il suolo per intenderci), in quanto gli alberi contribuiscono attivamente a mantenere stabile l’equilibrio bio-geochimico dell’area in cui si trovano. Consolidata la natura nefasta del fenomeno della deforestazione, spesso però si soprassiede sull’effettivo andamento del fenomeno, che negli ultimi anni ha iniziato un rallentamento in termini assoluti. Questo non significa che la superficie forestale mondiale stia aumentando, ma che il tasso di perdita degli alberi è rallentato nell’ultimo decennio.