Parlare di ecocidio in questo contesto potrebbe sembrare insensato o irrispettoso, eppure sappiamo bene che tutto ciò che ha a che fare con l’ambiente ha un legame molto stretto con le vite umane, anche la sua distruzione.
L’esempio più chiaro l’abbiamo percepito con l’attacco della centrale nucleare di Zaporizhzhya, il 4 marzo scorso. La paura di ripetere un disastro nucleare come quello di Chernobyl ha preoccupato anche la popolazione europea: il passato ci insegna che un qualsiasi disastro ambientale lontano o vicino a noi, avrà comunque un piccolo o grande impatto anche sulla nostra vita.
“Adesso si contano i morti per la guerra, ma poi conteremo molti più morti per inquinamento” : queste le parole di Daniele Baldi, referente della Società Italiana di Geologia Ambientale. Già prima dell’inizio della guerra, l’Ucraina presentava un prospetto industriale fortemente impattante sull’ambiente, che ora continua sempre più ad aggravarsi. Le industrie chimiche, i depositi di carburanti e i carri armati vengono bombardati, con una conseguente dispersione in ambiente di contaminanti quali gasolio, uranio impoverito e amianto. A peggiorare la situazione, in Ucraina l’amianto è stato utilizzato fino al 2020 come materiale da costruzione; è chiaro che ora, a causa della distruzione di migliaia di edifici, le sue fibre vengono disperse nell’ambiente con gravi conseguenze anche sulla salute umana.
Le sostanze inquinanti si diffondono dapprima nell’aria, dove vengono trasportate per lunghe distanze, ma anche nel terreno, attraverso il quale passano nella falda acquifera rendendo la maggior parte delle acque non più potabili. I terreni rimarranno invece non coltivabili per molto tempo, con la conseguente perdita di produzione di materie prime.