Già lo sappiamo, in quanto a riscaldamento globale non siamo messi molto bene. Le nostre possibilità di restare sotto i 2C dipendono da come e se saremo in grado di cambiare le nostre abitudini come umanità in questi prossimi mesi, se non giorni. Ma siamo tutti responsabili allo stesso modo? O meglio, abbiamo tutti lo stesso impatto sul pianeta in termini di emissioni?
A livello globale, il sostegno all’azione per il clima non è mai stato così forte. La grande maggioranza delle persone vede il cambiamento climatico come un’emergenza globale. Allora perché siamo ancora incagliati tra il volere e l’agire?
Il punto è che le politiche per mitigare gli effetti sul clima raramente tengono conto della disuguaglianza tra ricchi e poveri, e incontrano perciò opposizione.
Mentre i primi emettono più carbonio attraverso i beni e i servizi che comprano e gli investimenti che fanno, le persone a basso reddito emettono quando usano l’auto o riscaldano casa, ma le loro emissioni indirette – derivanti dalle cose che comprano e dagli investimenti che fanno – sono significativamente inferiori. I più poveri, invece, non possiedono quasi nessuna ricchezza, il che significa che hanno poca o zero responsabilità per le emissioni.
Secondo uno studio di quest’anno, la metà più povera della popolazione negli Stati Uniti e nella maggior parte dei paesi europei ha già raggiunto o quasi l’obiettivo prefissato dai paesi di ridurre le emissioni in modo significativo entro il 2030. Non è il caso delle classi medie e ricche.
Stando a dati del 2019, il 10% più ricco della popolazione globale è responsabile di circa la metà di tutte le emissioni di gas serra, l’1% più alto emette il 17% del totale, mentre la metà più povera della popolazione emette il 12% delle emissioni globali. E non si tratta solo di un divario tra paesi più e meno ricchi: nel 2019 il 63% della disuguaglianza globale nelle emissioni individuali era dovuta a divari all’interno dei paesi.
Negli Stati Uniti, per esempio, ogni anno il 50% più povero della popolazione emette circa 10 tonnellate di CO2 a persona, mentre il 10% più ricco emette 75 tonnellate a persona. In Europa, la metà più povera emette circa 5 tonnellate a persona, mentre il 10% più ricco ne emette circa 30.
Restano comunque forti le differenze tra paesi, con emissioni medie in Europa vicine alle 10 tonnellate di CO2 per persona l’anno, 20 tonnellate in Nord America, 8 in Cina, 2,6 nel Sud e Sud-Est asiatico e 1,6 nell’Africa subsahariana.
È fondamentale ridurre le nostre emissioni di CO2 da subito, ma se le strategie per farlo non terranno conto delle differenze esistenti all’interno della popolazione, significherà richiedere un maggiore sforzo a coloro che hanno meno risorse e che sono già a livelli bassi di emissioni, invece che esigerlo a chi davvero sta emettendo in quantità massicce, e non avranno successo.
Una tassa, anche modesta, sulle emissioni dei più ricchi potrebbe generare l’1,7% del reddito globale e finanziare la maggior parte degli investimenti richiesti ogni anno per gli sforzi di mitigazione del clima. È tempo di riconoscere che non ci può essere una profonda decarbonizzazione senza una profonda ridistribuzione della ricchezza e della responsabilità.
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