Perché piantare alberi?
Rispolveriamo uno degli argomenti più amati delle lezioni di scienze alle elementari: il processo della fotosintesi clorofilliana.
La clorofilla contenuta nelle foglie degli alberi assorbe l’energia dalla luce solare e la usa per trasformare l’anidride carbonica contenuta nell’aria negli zuccheri che servono alla pianta per nutrirsi. Il prodotto di scarto di questo processo è l’ossigeno, elemento essenziale per la vita di tutti gli organismi sulla Terra. Uno scambio naturale e gratuito, durante il quale le piante svolgono la funzione di “pozzi”, immagazzinando il carbonio per tempi più o meno lunghi a seconda del loro ciclo di vita. In questo modo, la CO2 rimossa dall’atmosfera non va ad alimentare l’effetto serra, quella sorta di cappa che intrappola il calore e stravolge il funzionamento del clima.
Gli alberi non sono l’unico “pozzo naturale di carbonio” del sistema terrestre, anche l’oceano svolge una funzione simile. Questi pozzi, però, hanno un fondo. Il problema sorge quando la quantità di CO2 presente nell’aria è troppo grande affinché venga assorbita tramite questi processi e diventa ancora più grave se l’uomo distrugge queste riserve, ad esempio attraverso la deforestazione.
L’equazione è apparentemente semplice: meno alberi uguale a più CO2 in atmosfera uguale a temperature più alte e un clima sempre più in squilibrio; più alberi uguale a meno CO2 e temperature più basse uguale a effetti mitigati dei cambiamenti climatici.